Situato in posizione preminente rispetto alla valle e adagiato su un poggio formato dalle pendici est della catena dei colli di Monte Morello, il castello di Castiglione rappresenta una delle antichità più significative della zona. Fig.1 - Veduta del Castello di Castiglione - Foto 1976.
Costituito da più corpi di fabbrica, nel suo complesso risente delle
ristrutturazioni avvenute nel tempo, che hanno modificato non solo la
struttura, ma anche la disposizione interna.
Fig.2 - Veduta aerea Castello e Chiesa di S. Michele a Castiglione - Foto 1976.
Il castello, forse già presente in epoca Longobarda (sec.VIII) (1), era la dimora dell'antica famiglia dei Catilini o Catellini. Alcuni ritenevano che fossero di origine longobarda, mentre altri li consideravano di origine romana (da Catilina). Fin da allora, la famiglia esercitò autorità su vaste proprietà situate nelle Valli del Terzolle e del Mugnone. Tra queste, va sicuramente menzionato anche l'antico borgo fortificato di Cercina Vecchia, di cui esistono antichi documenti medievali che risalgono agli inizi del IX secolo, all'epoca dell'Imperatore Berengiario, e molti altri afferenti al secolo XI, alcuni dei quali riportati a margine delle note.
Questa famiglia diede origine ad altre casate famose ed importanti nella storia fiorentina, tra cui quella dei Filitieri, cioè dei Figli de' Tieri. Era comune per loro adottare il terzo nome, assumendo quello di Castiglione, che corrispondeva alla denominazione del fondo rustico posseduto. I Catellini furono proprietari di case e torri a Firenze e ricoprirono importanti cariche pubbliche. Essendo ghibellini convinti, dovettero subire le conseguenze della sorte della loro fazione, comprese gravi conseguenze come l'espropriazione dei loro beni e l'esilio. Questi nobili dimostrarono un'affezione costante verso i territori su cui esercitarono la loro autorità, e in quei luoghi sono ancora evidenti le tracce e le testimonianze della loro grandezza e magnificenza, soprattutto nelle chiese che proteggevano come patroni (2 ). Essi si prendevano cura di questi luoghi e vi investivano risorse per renderli splendenti e raffinati, lasciando un'impronta indelebile della loro influenza. Le chiese in particolare, beneficiando della loro protezione, erano luoghi di grande importanza e rappresentavano il centro della vita religiosa e sociale delle comunità. Attraverso il loro patronato, questi nobili finanziavano la costruzione e l'abbellimento delle chiese, assicurandosi che fossero opere di magnificenza e grandiosità, esprimendo così il loro potere e la loro ricchezza. Le tracce della loro generosità e del loro impegno per la fede erano evidenti nelle architetture sontuose, negli altari decorati e nelle opere d'arte che adornavano questi edifici sacri. Questa dedizione ai luoghi di loro patronato era un segno di orgoglio e legame con la comunità, ma rifletteva anche il desiderio di lasciare un'eredità duratura che ricordasse la loro grandezza e potenza anche dopo la loro scomparsa. Le chiese erano testimoni tangibili del loro status sociale elevato e del loro ruolo di protettori e benefattori.
Tra tutti i membri della famiglia, spicca con particolare risalto Dante da Castiglione, l'eroe fiorentino che, difendendo la Repubblica, sostenne il duello, il 1° Marzo 1529, insieme a Ludovico Martelli, contro Giovanni Bandini e Bertino Aldobrandi, traditori di Firenze (3). Purtroppo le loro vicende politiche influirono sull'andamento politico, economico e strutturale del castello di Castiglione. Sembra infatti che verso la fine del XIII secolo, quando i Ghibellini furono cacciati da Firenze e i fiorentini si scontrarono duramente con i feudatari del contado, il fortilizio di Castiglione abbia subito gravi danni alle strutture difensive (4).
Tuttavia, è certo che una volta che i Catellini, già proprietari di Cercina, rientrarono in possesso del loro Castello, avvenuto il 7 agosto 1297, come testimoniato dall'atto redatto da Ser Pepo Gherardini da Cerreto, la chiesa di San Michele a Castiglione, originariamente (5) costruita all'interno del Castello, venne demolita a seguito dell'ampliamento e delle ristrutturazioni apportate dai Catellini al fortilizio. Successivamente, venne ricostruita ex novo nel luogo in cui si trova attualmente, cioè al di fuori delle mura e leggermente più a valle della cinta difensiva. La nuova chiesa venne consacrata il 30 aprile dell' anno 1301 (6). Fig.3 - Chiesa di S. Michele a Castiglione - Foto 1975.Dopo le trasformazioni subite, il castello, originariamente con le sue torri e mura merlate, perse in parte il suo aspetto di “fortilizio” per assumere più quello di una villa "munita" (7). Questo cambiamento si accompagnò a un nuovo ruolo sociale della famiglia, che divenne più aperta e disponibile verso le diverse personalità che transitavano nella valle o nelle sue immediate vicinanze. Durante questo periodo, si registrarono visite importanti, che furono successivamente ricordate negli stemmi e nei dipinti della famiglia. Un affresco di Bernardino Barbatelli, noto come il Poccetti (1542-1612), presente in una delle 22 lunette del chiostro di San Marco a Firenze, ci offre una visione della valle e del castello di Castiglione dopo le modifiche apportate alla fine del XIII sec.. In questo affresco, l'artista ha rappresentato la visita dell'arcivescovo di Firenze, Sant'Antonino Pierozzi, alla Pieve di Cercina e alla Villa di Castiglione, avvenuta nell'anno 1452 (8).
Durante questa circostanza, i Catellini ebbero il grande privilegio di ospitare l'illustre Arcivescovo di Firenze per tre giorni presso la magnifica Villa di Castiglione, che era stata ampliata e rinnovata nelle sue architetture. La camera in cui il Santo Prelato dormì fu successivamente trasformata in un oratorio pubblico. Grazie all'alto prestigio che la nobile famiglia dei Catellini aveva goduto per molti secoli, sia tra la popolazione che tra i sovrani, ebbero nuovamente l'opportunità di ricevere, poche decine di anni dopo, nella stessa Villa di Castiglione, anche il Sommo Pontefice Leone X. Quest'ultimo, insieme ad altri alti prelati e personalità, si fermò a Cercina per visitare l'immagine miracolosa di Maria Santissima il 13 gennaio 1515, durante il suo ritorno da Bologna. Un documento autentico conservato presso la famiglia conferma questo avvenimento, come riportato dallo studioso L. Cantini nelle sue Memorie sulla Vita di Sant'Appiano e sulle informazioni storiche dei Signori Catilini di Castiglione.La veduta offerta dal dipinto del Poccetti nel XVI secolo ci mostra un castello in cui sono state apportate modifiche a alcune parti della struttura difensiva, in particolare all'intero lato sud-ovest. Il resto del castello conserva ancora le caratteristiche dell'antica architettura militare, come le merlature e le torri angolari. Questa visione è di grande importanza dal punto di vista storico, poiché ci permette di avere un'idea approssimativa della configurazione architettonica del castello in una data ben documentata. Inoltre, nello stesso dipinto, possiamo osservare lo stato di degrado in cui versavano le strutture del piccolo borgo fortificato di Cercina Vecchia. Sullo sfondo della rappresentazione pittorica si intravedono alcuni resti di ruderi murari, forse appartenenti all'antico castello (9).
Successivamente alla veduta del Poccetti, l'intero complesso del castello subì ulteriori modifiche che cancellarono quasi completamente la sua struttura originaria. Rimangono intatti solo alcuni frammenti di muratura sul lato nord, insieme alle strutture dei sotterranei, sebbene, al momento del rilevamento nel 1976, fossero già in pessime condizioni di stabilità Fig.4 - Veduta lato Nord del Castello - Foto 1976.L'esame di tali modifiche, sia sotto l'aspetto tecnico di esecuzione (tecnica muraria, materiali da costruzione usati, lavorazione dei particolari in pietra ecc.) che sotto l'aspetto architettonico, fanno ipotizzare una loro realizzazione fra la fine del XVI sec. e la prima metà del sec. XVII. Infatti, è tipica dell'epoca, in Toscana, l'articolazione dell'impianto architettonico che vuole la parte dei servizi (tinaia, cantina ecc.) situata al di sotto della Villa padronale (fattoria), posta in una posizione di preminenza, rispetto a tutto il contesto territoriale ad essa assoggettato, e la sistemazione dello spazio circostante adibita a giardino circondato da muri di contenimento.
Osservando l'area circostante alla costruzione, possiamo notare che
attualmente il Castello è accessibile da diverse direzioni. L'accesso
ufficiale è costituito da un raccordo delimitato da due file di cipressi
e siepi, già presente nelle carte catastali degli inizi del 1900, che
collega direttamente l'attuale via "Fontaccia
" al piazzale antistante il lato
Ovest dell'antico Fortilizio
Fig.5 - Viale che conduce al Castello - Foto 1976.
Di quest'ultimo scorcio di viabilità, che è chiaramente visibile
nell'affresco del Poccetti, rimane ancora intatto un breve tratto di
fronte al Castello, con la sua originale pavimentazione in lastre
di pietra lavorata. Da questo punto, attraverso una piccola porta in
ferro ricavata nelle mura esterne di contenimento dell'antico complesso,
si accede al piazzale antistante la facciata principale dello stesso.
Parlando della circolazione stradale che coinvolge in modo più ampio
i collegamenti tra il fortilizio e i territori circostanti, si può
notare l'esistenza di una strada molto antica che collegava la Via
Bolognese, già all'epoca un importante itinerario verso le principali
città del Centro-Nord, con la pieve di Cercina e il castello di
Castiglione.
Il percorso iniziava nella zona di Montorsoli e attraversava il
torrente Terzollina, probabilmente utilizzando un guado.
Successivamente, passava vicino ai casali "La Bucherella" e "Le
Lastrucce" per poi scendere lungo un pendio ripido fino a raggiungere
il Torrente Terzolle. Una volta attraversato il torrente, utilizzando
un antico ponte in pietra a una sola arcata del X-XI secolo,
la strada risaliva sul versante destro del torrente e arrivava al famoso
castellare di Cercina Vecchia, continuando poi fino alla pieve di
S. Andrea. In seguito, la strada proseguiva fino ad unirsi alla
vicina via "della Fontaccia", che presumibilmente seguiva un percorso
di epoca romana
Fig.7 - Veduta ex Chiesa di S. Margherita a Cercina Vecchia - Foto 1976
Questo itinerario, ancora ben delineato nelle Carte Catastali degli
anni 1910 e 1916, era il principale collegamento dei territori
dell'alta Valle del Terzolle verso la Via Bolegnese, prima della
realizzazione della nuova strada cosiddetta della Docciola avvenuta
nel periodo compreso tra il 1830 e il 1844
11
L'altra strada per raggiungere il Castello è quella dell'antica
"strada comunale di Castiglione
" che, inizia dall'attuale
"Via delle Palaie", vicino al Ponticello esistente per superare il
“Fosso del mulino”. Questa strada percorre metà del perimetro del Castello
(lato ovest e sud) e poi, sempre attraverso la via detta di
Castiglione, scende, aggirando il poggio omonimo. Successivamente
supera il "borro della Palancola
"
(luogo dove, nei primi anni del 1800, era posizionata una palancola
composta da una sola trave di quercia posata su due "pigne" in muratura)
e continua con un percorso a mezza costa, passando in successione per
i Casali di Sollicciano,
Cerretino e
Cerretello. Infine,
raggiunge la via maestra Bolognese in località Montorsoli
(10
).
La terza strada e' rappresentata dalla via del
Fondolino", che inizia
dalla "via della Docciola",
vicino alla Pieve di Cercina. Questa strada costeggia il casale del
"Canneto",
tocca il Casale omonimo del "Fondolino
", passa davanti alla chiesa
di S. Michele a Castiglione e quindi si ricongiunge alla via Comunale
precedentemente descritta, proprio di fronte al Castello
Fig. 6 - Tratto di strada nei pressi del complesso di S. Michele a Castiglione - Foto 1976.
.
;
Per quanto concerne, invece, gli abitanti dell'alta e media Valle del Terzolle, desiderosi di spostarsi verso le zone di pianura e la città di Firenze, avevano a disposizione diverse strade chiave. Sul versante sinistro del Terzolle, i collegamenti erano concentrati sulla strada di Canonica, mentre sul versante destro si utilizzavano le strade di "Segalari" e di "Serpiolle". In particolare, la via di Serpiolle svolgeva un ruolo essenziale negli spostamenti verso le aree di pianura e Firenze. Questo percorso, che aveva inizio dal Borgo de "Le Panche" e attraversava longitudinalmente l'intera Valle fino alla Chiesa di Ceppeto, presentava una combinazione unica di elementi storici, paesaggistici e antichi, conferendogli un'importanza notevole nella comunicazione tra la pianura fiorentina e la Valle del Terzolle. Questa strada, infatti, ha subito sedimentazioni territoriali nel corso degli anni e la sua presenza è documentata dalle Carte de' Capitani di parte Guelfa del XVI secolo, ma anche da importanti testimonianze storiche lungo il suo tragitto e dalla toponomastica romana dei luoghi attraversati, collegando in sequenza la pieve di S. Stefano in Pane, la chiesa di S. Lorenzo a Serpiolle, la chiesa di S. Silvestro a Ruffignano, la pieve di S. Andrea Cercina e le sue chiese suffraganee di: S. Michele a Castiglione, S. Martino a Bugliano, S. Jacopo a Ceppeto e S. Maria a Starniano.
Analizzando più dettagliatamente le problematiche del castello vero e
proprio, possiamo notare che rispetto alla vista descritta dal
Poccetti, il castello ha perso completamente le mura di cinta con le
relative merlature e almeno 2 torri. Tuttavia, una di queste torri,
ricostruita di recente, è ancora visibile nella sua struttura di base.
All'interno della torre si trova una piccola cappella dedicata a
S. Antonino, con un'immagine in altorilievo del Santo sulla porta e
una dedica incisa sull'architrave
Fig.12 - Veduta lato Sud del Castello di Castiglione - Foto 1976.
La Villa include un ampio giardino in cui vi trovano posto le aiuole,
un pozzo e una grande vasca con pesci, costruita relativamente di
recente. Per accedere a questo spazio interno, si può utilizzare il
portone d'ingresso di fronte alla Villa o girare intorno alla
costruzione dal lato nord, dove le vecchie mura sono in procinto di
crollare a causa della negligenza umana.
Il lato nord è la parte più antica di tutto il complesso, come dimostrano
i materiali utilizzati e le tecniche di costruzione. Nel giardino, su
questa ala dell'edificio, sono visibili traccie di antiche mura demolite
o naturalmente degradate e crollate. Queste sono sicuramente gli unici
resti delle mura di cinta dell'originaria fortezza.
L'angolo nord-ovest è protetto contro le frane che da molto tempo minano
la stabilità del complesso grazie a un barbacane a forma di
tronco di cono che sorregge l'intero angolo, insieme a numerose catene
in ferro. Tuttavia, queste misure non possono fare nulla contro il
progressivo cedimento
Fig.13 - Veduta Nord-Ovest del Castello di Castiglione - Foto 1976.
Il lato ovest, che si affaccia sul viale dei cipressi, contiene un
avancorpo i cui locali sono attualmente utilizzati come residenza
del custode. Inoltre, sullo stesso lato, c'è un'apertura che fornisce
un accesso diretto alle stanze principali. E' interessante notare
che la disposizione delle finestre sono simili a quelle della facciata
principale che guarda verso la valle
Fig.14 - Veduta lato Ovest del Castello - Foto 1976
.
L'intero complesso si sviluppa su due o tre piani, compreso il piano
terra. Le finestre a questo piano sono protette da "inferriate
" con una griglia quadrata e sono caratterizzate da una cornice
in pietra serena molto ben modellata. Sulla facciata sud, in alto,
al centro dei due portoni d'ingresso (di cui uno è quasi completamente
tamponato e funge solo da finestra), si trova lo stemma gentilizio
dei Catellini, realizzato in pietra serena finemente lavorato, con
una dedica e una corona (12)
Fig.15 - Stemma dei Catellini in pietra serena con dedica - Foto 1976
.
Pure su questo lato e per quasi tutta la sua lunghezza si trova un
gradone in pietra forse costruito ad uso di sedile.
Il corpo di fabbrica del castello di Castiglione, situato a Cercina, riveste un'importanza significativa sia per la storia locale che per il suo valore architettonico. La sua pertinenza è ulteriormente accentuata dal contesto paesaggistico che lo circonda. Già negli anni Settanta, durante la nostra rilevazione, era chiaro che l'edificio necessitasse di un intervento di restauro urgente da eseguire con serietà e responsabilità, seguendo rigorosamente i principi della scienza del restauro. È fondamentale definire con cura gli obiettivi di tale intervento. Considerando il degrado che il castello ha sicuramente subito nel corso degli ultimi decenni, riteniamo essenziale intraprendere un’opera di recupero conservativo, finalizzata a tutelare questa preziosa testimonianza storica e il suo contesto ambientale.
L'operazione di recupero architettonico dovrebbe inserirsi all'interno di un progetto più ampio, volto a preservare e valorizzare anche gli aspetti socio-culturali dell'intero contesto circostante, sia dal punto di vista naturalistico che storico. Nella cornice di un più articolato processo di riqualificazione territoriale, è fondamentale tornare a valorizzare i suggestivi percorsi pedonali che caratterizzano il paesaggio. Queste vie storiche non solo conferiscono un'importanza urbanistica all'area, ma contribuiscono anche a creare un'armonia formale e una ricchezza cromatica inconfondibili. La rete di collegamenti, purtroppo in fase di progressiva erosione, rappresenta per la popolazione "urbanizzata" – specialmente in virtù della vicinanza della Valle del Terzolle a Firenze – un'opportunità per riscoprire un contatto diretto con il territorio e le sue architetture storiche. Inoltre, questa rete può supportare nuove forme di vita e di lavoro per le persone che abitano in campagna, come avveniva storicamente. È altrettanto cruciale procedere al recupero e alla manutenzione della rete di corsi d'acqua collinari, nonché alla bonifica degli argini e degli alvei dei numerosi fossi e torrenti che alimentano il Torrente Terzolle. Tali interventi sono fondamentali per preservare la qualità idrica dell'area e per garantire la sostenibilità ambientale del territorio.
Il ponte medievale situato sul torrente Terzolle, vicino alla località di Cercina Vecchia, è costituito da un'unica arcata in pietra con una luce di 9,02 metri a monte e 9,10 metri a valle. Ha una larghezza totale di 2,95 metri e la volta è riconducibile ad un arco zoppo policentrico a 3 centri. Questo ponte, risalente all'X-XI secolo, ha una conformazione a schiena d'asino con una pendenza delle due parti inclinate laterali di circa il 10%, il che lo ha reso inadatto al transito con carri.
Fig.8a - Prospetto Lato Nord Ponte sul Terzolle - Foto 1976Per renderlo più adatto ai nuovi mezzi di trasporto, in epoca remota, furono innalzati i piani stradali di accesso al ponte con riempimento di terra e sassi per attenuare la "schiena d'asino" e facilitare il passaggio. L'opera ha rappresentato per molti secoli l'unica possibilità stabile di superamento del torrente Terzolle. Solo in epoca ottocentesca l'antico percorso stradale facente capo al ponte è stato soppiantato dalle Vie della Docciola e del Molino del Bosi, che sono state oggetto di una radicale ristrutturazione e hanno determinato una più funzionale rete di collegamento per tutto il comprensorio della Valle del Terzolle.
Il ponte si presenta in buono stato di conservazione, con le sue strutture portanti solide e prive di cedimenti statici. Tuttavia, si osservano segni di usura, tra cui la parziale scomparsa dei parapetti laterali e di alcune sezioni della pavimentazione. L'importanza storica e artistica della struttura richiede un intervento di restauro volto a recuperare gli elementi più danneggiati, mantenendo al contempo gli allineamenti originari del vecchio percorso stradale di Cercina Vecchia. Questo ponte rappresenta un simbolo significativo, non solo dal punto di vista storico, ma anche come attrazione turistica per l'alta Valle del Terzolle. La sua preservazione è dunque fondamentale per tutelarne i molteplici aspetti. Tra l'altro la sua esistenza è documentata da disegni acquerellati risalenti all'inizio del XVIII secolo, conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze. Questi disegni offrono una rappresentazione dettagliata del ponte, sia in pianta che in alzato, accompagnata dalla descrizione: "Ponte su Terzolle per la strada che da Montorsoli va a Cercina". Ancor più interessante è una terza illustrazione che mostra esclusivamente il profilo dell'arco, sorretto con una chiara struttura lignea a centina. Caratterizzato da una conformazione "a schiena d'asino", il ponte può verosimilmente essere identificato con quello medievale che attraversa il torrente Terzolle. Questa identificazione è corroborata non solo dalla somiglianza stilistica, ma anche dalla corrispondenza tra le dimensioni riscontrate attraverso i disegni e quelle effettivamente misurate sul ponte attuale.
Fig.8c - Veduta laterale Nord del Ponte medievale sul Terzolle - Foto 1976
Peraltro, la presenza di un documento risalente ai primissimi anni del Settecento, che include una rappresentazione grafica del ponte
medievale sul Terzolle, dimostra l'esistenza di un percorso viario che collegava insediamenti storicamente rilevanti, come il borgo
fortificato di Cercina Vecchia — uno dei più antichi della valle — e la Pieve di S. Andrea, la cui presenza risale almeno al secolo IX,
con la località di Montorsoli, situata lungo la vecchia strada Regia Bolognese. Queste evidenze suggeriscono che il tratto stradale
abbia origini molto antiche, risalenti sicuramente almeno all'alto medioevo.
Inoltre, ciò avvalora anche l'ipotesi dello storico Johan Plesner, il quale sosteneva che esistessero antiche strade, tra cui la via
vecchia di Cercina, in grado di collegare la Consolare Cassia, che transitava nei pressi di Rifredi, con le principali vie di comunicazione
dirette verso il Nord.
Fig.7a - Lato Valle della ex Chiesa di S. Margherita a Cercina Vecchia - Foto 1976
Fig.7b - Veduta panoramica dell'insediamento di Cercina Vecchia - Foto 1976
Fig.8d - Veduta planimetrica del Ponte sul Terzolle - Foto 1976
Fig.13 - Veduta Nord-Ovest del Castello di Castiglione - Foto 1976
Fig.16 - Veduta del Castello di Castiglione dall'alto - Foto 1976
Fig.17 - Veduta del prospetto del lato Ovest della colonica di Cercina Vecchia - Foto 1976
Fig.18a Veduta dei lati Sud-Est della casa colonica di Cercina Vecchia - Foto 1976
Fig.18b - Disegno del prospetto del lato Est della Casa colonica di Cercina Vecchia 1976
Fig.18c - Disegno del lato Ovest della casa colonica di Cercina Vecchia 1976
Referenze Fotografiche
1Cantini L., Memorie appartenenti alla vita di S. Appiano e notizie istoriche dei Signori Catilini da Castiglione, Firenze, 1829, pag. 22.
2Fineschi P. V., Notizie istorico critiche riguardanti l'antica e miracolosa figura di Maria Vergine situata nella Ven. Chiesa Pievania di S. Andrea a Cercina, Firenze, 1795, pagg. 37 e 38.
3Cantini L., op. cit., pag. 36.
4Lippi A., Storia di una Pieve del contado fiorentino (Cercina e la Valle del Terzolle) – Firenze, 1968, pag.74.
5Lippi A., op. cit., pag. 74.
6Fineschi P. V.,op.cit.,pagg. 114 e 115.
7Fineschi P.V., op.cit., pagg.112 e 113.
8Cantini L., op. cit., pag. 25.
9Fineschi L., op. cit., note 15 e 25, pagg. 94 e 95.
nota 15 : “Basta portarsi nel luogo, detto Cercina Vecchia, ov'era un'antica Chiesa, ed ivi si veggono gli avanzi di mura del Vecchio Castello.”
nota 25 : "Secondo il mio parere in luogo, ov'era il Castello, è quello appunto, nel quale vi era fabbricata una Chiesa intitolata S. Maria, e Margherita, che inoggi si dice Cercina Vecchia. In tal luogo vi si veggono gli avanzi di muraglie diroccate, e guaste affatto dal tempo, e quei piccoli rimasugli ci denotano una grande antichità."
10A.C.S.F. Annali dei lavori pubblici, anno 1827. Il tracciato di questo percorso stradale è anche bene riportato sulle Planimetrie del catasto particellare degli anni 1930 - 1942.
11Tesi
di Laurea - anno accademico 1976/1977 - La valle del Terzolle :contributo alla
conoscenza storica di un territorio (Ennio Confalonieri e Alessandro Materassi).
Accolli per la realizzazione di nuovi tracciati stradali o di variazioni delle strade
già esistenti deliberati dal Compartimento Fiorentino durante la prima metà del XIX secolo:
12La targa posta sotto lo stemma dei Catellini situato, in alto, fra i due portoni d' ingresso al Castello di Castiglione, reca la dicitura:
VILLA CASTILIONEA CATELLINORUM OLIM =
CASTRUM VELAS DCC MUNITISSIMUM QUID SIET
EV(ENT)U PRIMUS QUI POSTEA IOANNES PAPA III
----TUSCUS PATRIA FLORENTINUS CATELL
(INEA) GENTE SANCTITATE CLARUS HOSPITI--
(QUIBUS) LEONIS X PONT. MAX ET S. ANTONINI
-----FLORENT CUIUS OPE TAM VETUSTA
EXEMPLO CASTILIONEA VIVIT
A. D. ......... ILIA
Riportiamo alcuni documenti, dai quali non traspare con esattezza di quale dei due castelli si tratti: se di quello situato in Cercina Vecchia o di quello posto in località Castiglione poco distante dal precedente.Con buona approssimazione possiamo stabilire tuttavia, che si tratti di quello scomparso e situato in località Cercina Vecchia.
LAMI G. (S.E.F.M.), Firenze, 1758, Tomo I - pag. 151:
Castrum Cersine cum iuribus expressis in privilegio, e cum podio, e eius apenditiis, territorio, curte, homnibus, fidelibus, vassalis, fluminibus, acquis, ripis, iurisdictionibus, silvis, pratis, pascuis, possessionibus, e pertinentiis dicti Castri, e eius territori.
LAMI G. (S.E.F.M.) op.cit., Tomo II, pag. 225;
dalle scritture della Badia di S. Michele Arcangelo di Passignano, tra le altre cose si legge a carte 52, questo trasunto di antico strumento dell'anno 1050 :
Teunzo, qui Rustico Vocatur filius b.m. Ioannis vendit Rodulfo filio b.m. Sifridi Curtem, e Castellum in loco Figline, Curtem, e Castellum in loco Petriolo, Curtem, e Castellum in loco Cersini, Curtem, e Castellum in loco Cerrito, Curtem, e castellum in loco Morcanello, e sunt posit in Pleb. S. Ioannes sit Caprilia, S. Romuli sit Cortule, S. Viti sit Schergnano, S. Martini sit Brozzi, S. Andreae sit Cersino, S. Crisci sit carza, S. Petri sit Vaglia, S. Severi sit Sigari, e S. Gavini sit Tassoclo, pro pretio recipit Nusca de auro una, pro valiente lib. decem. Actum Figline Iudiciaria Florentina. (INSTRUMENTO dell'anno 1050 ritrovato nell'archivio degli eredi del Senator Carlo Strozzi dove è menzionata la vendita della Corte e Castello di Cersino tra Tenzo venditore e Rodolfo acquirente).
Tomo II – pag. 854:
Qualiter Nobilis vir Rolandus Tederighi, et Arloctus Sichelmi, renuptiaverunt Episcopatui Florentino quidquid iuris habebant in Castro de Cersina. Carta manu Iohannis Not. Sub MLXXII mese Iulii.”
Tomo II - pag. 860:
" Qualiter
Dominus Papa scripsit Opitoni Canonico Lucan quod cognosceret causam et questionem
de castro Cersine vertentem inter Episcopum Floremtinum ex una dam alias ex altera.
Carta manu Ser Aldobrandini Notar. sub MCCXIX priede Non. Feb. Ind. VII .
Qualiter Zenobius et Saracenus donaverunt Episcopatui Florentino partem eius
contingentem de Castello Cersine, et terris, et vineis,
eorum positis in dicto castro. Carta manu Ugonis Not. sub XLVII
post M. et in dicto Instrumento sunt duo alia Instrumenta".
Qualiter in dicto Rotulo reperitor in uno dictorum Instrumentorum, quod Orlandus filius
quondam Micchelonis et quidam alii optulerunt Domino Raniero Episcopo Florentino
et Episcopatui quartam partem omnium corum bonorum positam in Castro, curia e
districtur Cersine - manu Iohannis Not. sub LXXII post M. de mese Iul Ind. X.
"Qualiter in dicto Rotulo continetur in quodam alio Instrumento,
quod Adalagitta filia quondam Bernardi donavit Domino Raniero
Episcopo Florentino ed Episcopatui partem burgi, quam habet in
castro Cersine. Carta manudicti Not. sub LXXIV poste M. VII Kal.
Iun. Ind. XII".
TRADUZIONE: Come il Papa scrisse a Ottone Canonico che conosceva la causa e la questione
che verteva tra il Vescovo Fiorentino da una parte e Alberto giudice Fiorentino e certi
altri dall'altra. Rogito di pugno del Notaio Aldobrandini sotto l'anno 1219 il giorno
4 di Febbraio.
Come Zenobio e Saraceno donarono all'Episcopato Fiorentino una parte a loro spettante
del castello di Cercina e delle terre a vigneti parte in detto castello. Rogito di
pugno del Notaio Ugoni sotto l'anno 47 dopo il Mille e in detto Rogito sono altri due
rogiti.
Come, in detto Rotolo si trova uno dei detti rogiti che Orlando, figlio di un certo
Michelone e certi altri offrirono a Raniero vescovo fiorentino e all'Episcopato la
quarta parte di tutti i loro beni posti nel castello, nella Curia e nel distretto
di Cercina. Rogito di pugno del Notaio Giovanni sotto l'anno 72 dopo il Mille del
mese di Giugno.
Come in detto Rotolo è contenuto un altro rogito che Adalgitta, figlia di Bernardi dono'
al Sig. Raniero Vescovo Fiorentino e al vescovato la parte del Borgo che si trova nel
Castello di Cersine. Rogito per mano del detto Notaio sotto l'anno 74 dopo il Mille
23 Maggio.
LAMI G., op. cit., pag. 1416 - Tomo II, in cui si legge:
" Nonis Martii, Indictione Prima, Ludovici Imperatoris Augusti filii b.m. Loctarii Imperii anno 18 Aidonaldus Filius b. m. Agrapli, et Forteramus eius germanus, communiter inter se bona sil: Aidonaldus dat dicto eius germano unum petium quod est palasia in loco Monte Maurello, ubi et Colledaugio vocatur, Plebe S. Martini sito Colonnata, via publica, a secundo Treggiata, a terzio Rivo, a quarto dicti sui germani, pro petio terrae in ditto loco ubi Viterito vocatur et instrumento suscripserunt.
LAMI G., op. cit., pag. 1416 - Tomo II, in cui si legge:
"
Rottruda religionis velamen, inducta filia quondam Faraoni donat
Viuldulprando filio q. Gansindi quaedam bona ibi ita descripta:
Curtes et forte illa quod habere visa sum (sic ibi loquitur in
persona prima) locus
qui dicitur Cersino,
ubi Serviano
vocatur, qui tanta fuit per Marinulo Massario, et usque modo Ghisus
per beneficium habuit, et est posita iuxta Plebem
Ierusalem, et si
unquam vincerentur, hypothe cavit et voluit dictum Vuilduprandum
consequi posse pro dictis bonis donatis tertiam portionem ex
cunctis casis et omnibus rebus suis positis, in loco Septimo aut in
Palude. Actum in loco
Cersino, ffinibus
Florentiae, regnante Carolo, divini favente clementia Rege, Anno
Regni eius in Italia primo, die nono mensis lulii, Indictione 13"(anno 774).
TRADUZIONE: Rottruda, preso l'abito religioso, figlia di Faraone, dona a
Vuilduprando figlio di Gansindi, certi beni cosi descritti: i castelli
e probabilmente quello che mi pare trovarsi nel luogo che si chiama Cersino,
(oggi Cercina) dove e' chiamato Serviano, che fu posseduto da Marinulo Massario e fino a che
non l' ebbe Ghiso a titolo di beneficio ed è posto vicino alla Plebe di
S. Gerulasemme (oggi S. Andrea), e se mai fossero sconfitti, ipotecò e volle che il detto
Vuildoprando potesse conseguire per detti beni donati la terza parte di tutte
le case e di tutti i beni posti nel luogo Settimo o nella Palude. Atto (stipulato)
in Cersino, ai confini di Firenze, regnante Carlo, con divina favorevole
clemenza del Re, primo anno del suo Regno in Italia, giorno nove del mese di Giugno,
Indizione 13.
LAMI G. (S.E.F.M.) op.cit., Tomo II, pag. 1418:
Gherardus
qui et Ghertio dicitur filius Rainerii cun consensu dicti sui
patris et pro remedio animae b.m. Iulittae suae olim coniungis
offert Canonicae S. Ioanne Florentinae ubi Ildebrandus Episcopus
praeerat bona in loco dicto Bullaro in territoris Plebis S.
Ierusalem sito Cersino, in quibus ipsa sua coniux hereditaris
nomine sui genitoris sucesserat: Anno Incarnationis 1020, Imperii
Enrici Septimo, mense Aprilis Indictione 3.
TRADUZIONE:Gherardo che e' letto anche Gherzio, figlio di Raniero, con il consenso
di suo padre e per la salvezza dell'anima di Iulitta, allora sua moglie, offre alla
Canonica di S. Giovanni di Firenze dove era a capo il Vescovo Ildebrando i beni
(siti) in luogo detto Bullaro, nel territorio della Plebe di S. Gerusalemme sito in
Cersino, (beni) nei quali era subentrata sua moglie a titolo di eredità del Padre.
Anno 1020, anno settimo dell'Impero di Enrico, mese di Aprile - Indizione 3.
LAMI
G., op. cit., Tomo II, pag. 1422:
“Ateberga
filia b.m. Azzi quae fuit coniux Rodulphi filii b.m. Acti in lecto
iacens infirmitate detenta, in praesentia Ioannis Notarii, Sitii
filii …..... ecc. et aliorum, pro salute animae suae
offersionis nomine tradit Martino Presbytero, et misso a Rolando
Praeposito et suis fratibus regularibus Caninicae S. Ioannis
Florentiae pro dicta Canonica, integram sortem et rem positam in
loco Cornito propre Cersino infra territorium Plebis
S. Ierusalem de Cersino cum pacto, quod si Gherardus Episcopus
Florentinus vel iesus successores de potestate dicti Praepositi, et
suorum confratum, auferret abque volutate eorum, tunc propinquiores
consanguinei possit eam pro anima Ateberghae alteri concedere. Anno
ab Incarnatione 1050 et Imperi Enrici quarto, 5 Kal. Aprilis
Indictione 3”.
TRADUZIONE: Ateberga figlia di Azzo, che fu moglie di Rodolfo, figlio
di Atto, giacente a letto, malata, in presenza del Notaio Ioannis figlio
di Sitio e di altri, cedette a titolo di offerta per la salvezza della
sua anima al Presbitere Martino e all'inviato dal Proposto Rolando e ai
suoi fratelli regolari della Canonica di S. Giovanni di Firenze, a favore
della detta Canonica, l'intera fortuna e i beni posti in luogo detto
Cornito presso Cersino fra il territorio della Plebe S. Ierusalemm
di Cersino alla condizione che, se Gherardo Episcopo Fiorentino o i (suoi)
successori del detto Preposto e dei suoi confratelli agissero contro la
sua volonta', allora i parenti piu' vicini possono concedere quella fortuna,
a vantaggio dell'anima di Ateberga ad altri. Anno 1050 dell'Incarnazione
e anno quarto dell'Impero di Enrico, 25 marzo.