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La Scarzuola in Chiave massonica



In prossimità della frazione Montegiove, nel Comune di Montegabbione (Terni), si trova il suggestivo complesso architettonico chiamato 'La Scarzuola'. Esso è composto da un nucleo storico religioso, che include la chiesa e l'annesso convento e da una città-giardino circostante, progettata e realizzata dal geniale architetto milanese Tomaso Buzzi [1] , nella seconda meta' del 1900.

(Foto 1).

Secondo quanto riportato dalle cronache dell'epoca e dalle varie testimonianze storiche, si ritiene che San Francesco d'Assisi abbia vissuto in questa zona, e che il nome del luogo derivi dalla pianta palustre chiamata “scarza ”, utilizzata dal Santo per costruire la sua capanna. Successivamente, per commemorare questo evento, i notabili locali fecero costruire una piccola chiesa e un convento, che ospitò i frati minori fino alla fine del XVIII secolo.

L'antico insediamento religioso, risalente al XIII secolo, nonostante la sua modesta rilevanza artistica, ha una grande importanza storica. Nel corso del tempo, ha subito pesanti interventi di ristrutturazione che hanno modificato sia la sua configurazione esterna che la disposizione interna. Dall'analisi delle strutture esistenti emerge che l'edificio ha subito un primo intervento di ampliamento nel XVI secolo e un secondo intervento nel XIX secolo, precisamente nel 1883, come sembra indicare una targa posta sul timpano della chiesa. Nonostante questi interventi, le tracce tangibili delle originarie vestigia medievali sono ancora evidenti, sia nelle strutture del coro, il cui legno di noce risale al 1545, come indicato da un'iscrizione, sia nella cappella adiacente a pianta ottagonale. Attualmente, lo stato caotico degli interni della chiesa richiede un intervento di restauro globale dell'intero complesso e una migliore disposizione degli arredi al fine di ricreare le condizioni essenziali tipiche dell'Ordine francescano.

Nella parte antistante il complesso religioso si può ammirare un piacevole cortile con muri di cinta sormontati da tabernacoli ottocenteschi che rappresentano le stazioni della Via Crucis.

Nel 1956, l'eclettico architetto Buzzi acquisì La Scarzuola e intraprese un'ulteriore opera di recupero architettonico del complesso conventuale e della chiesa, apportando probabilmente nuovi cambiamenti rispetto alla struttura precedente. Successivamente, fu realizzato un piano di trasformazione dei giardini circostanti, creando spazi verdi fantastici dominati da siepi di bosso, statue e pergolati.

Una volta terminati i lavori, l'architetto talentuoso, che ha all'attivo non solo la progettazione di importanti strutture architettoniche nazionali e internazionali, ma anche un significativo impegno nel campo del design e dell'urbanistica, oltre a dimostrare eccellenti abilità nel disegno, si dedica principalmente alla realizzazione di un nuovo complesso architettonico nelle immediate vicinanze dell'insediamento storico della Scarzuola. Questo complesso sarà chiamato “ la Buzziana ” e più comunemente noto come la “ città ideale ”, oppure come la “ città profana ” in contrapposizione all'insediamento religioso preesistente.

Prima di immergersi in questa magica realtà, le cui estensioni si sviluppano nell'intero parco della Scarzuola, bisogna attraversare inizialmente il giardino conventuale fino ad arrivare al piccolo “ninfeo del tempo ” e da lì alla “ fontana segreta ”. Qui si aprono tre percorsi alternativi che alludono a tre diverse scelte di vita: il percorso "contemplativo" che riporta al convento, il percorso della "gloria terrena" che non conduce da nessuna parte e infine il percorso "dell'amore" che dà accesso agli "spazi ideali" della cittadella. Seguendo quest'ultimo itinerario, si arriva presto di fronte al singolare complesso architettonico nato dall'ardita fantasia del Buzzi. Da qui, il nostro sguardo si sposta verso “ l'anfiteatro ” all'aperto sottostante, che costituisce il fulcro e la parte più scenografica di tale organismo. In primo piano si trovano i suggestivi palchi del sole e della luna mentre al centro del magnifico sfondo paesaggistico, tra il Teatro delle Arnie a sinistra e il fiabesco skyline dell'Acropoli a destra, si erge il palcoscenico rialzato con il suo labirinto musicale.

Attorno al nucleo principale dell'Acropoli sorgono altri edifici, diversi nella forma e nel loro significato simbolico, che insieme a tratti di mura delimitano l'intera fascia perimetrale della cittadella. Tra questi si possono notare la Torre del tempo con i due orologi, uno dei quali privo delle ore e contrassegnato da un uroburo con una forma a spirale che simboleggia la ripetizione ciclica del tempo; la Madre Terra con le allegorie della creatività e della conoscenza tecnico-scientifica; la casa capitello e il Tempio di Apollo.

Proseguendo il percorso, al di fuori delle mura si scende fino a raggiungere una grande balena di pietra con le fauci aperte, che evoca il ricordo biblico di Giona e simboleggia il momento della morte e della rinascita, che è l'essenza di ogni rito di iniziazione. Successivamente, attraverso un percorso obbligato sempre in discesa, si passa all'interno della cosiddetta “ Torre della solitudine e della meditazione ”, per poi risalire faticosamente lungo una ripida scalinata, scandita da coppie di pilastri e colonne, fino a una grande porta con la scritta "Amor vincit omnia". Dopo di ciò, costeggiando “ l' Organo arboreo ”, composto da una fila di cipressi modulati in altezza, e il “ Teatro acquatico” , si arriva a una piccola porta che finalmente conduce all'interno del del “ Tempio di Apollo ” e da qui ai vari meandri dell'Acropoli e dei suoi celebri monumenti del passato.

Il complesso di La Scarzuola, creato dall'architetto milanese Tomaso Buzzi, rappresenta un'opera architettonica unica e complessa. Questo testo evidenzia alcuni aspetti significativi dell'opera e del suo contesto culturale. L'obiettivo principale di Buzzi è stato quello di mantenere la sacralità del luogo, che è strettamente legata alla figura mistica di San Francesco d'Assisi. Allo stesso tempo, ha voluto creare un organismo architettonico che rappresentasse se stesso, concentrandosi sul tema del teatro inteso come luogo iniziatico e metafora. In questo spazio convergono archetipi dell'immaginario collettivo, rimandi simbolici e mitologici. L'autore dell'opera ha definito La Scarzuola come l'espressione più autentica e definitiva del suo mondo ideale.

L'opera è stata interpretata in gran parte secondo i canoni formali dell'architettura neo-manierista, [2] ma il suo substrato culturale si basa principalmente sulla primazia della fantasia, del sogno e dell'immaginazione come strumenti privilegiati di conoscenza. Questo approccio trova riscontro nelle avanguardie artistiche del Novecento. La creazione di La Scarzuola è stata un processo che si è sviluppato nel corso di diversi anni, senza mai essere completato. L'architetto è riuscito a fondere natura, architettura e simbolismo in un messaggio esoterico con chiare influenze massoniche.[3]) Questo è evidenziato dalla presenza di numerosi simboli che richiamano esplicitamente l'esperienza della Libera Muratoria, come ad esempio l'emblematico "compasso alato".

L'importanza di quest'opera non risiede solo nell'aspetto architettonico, sebbene sia apprezzabile l'effetto scenico e paesaggistico. La sua valenza va valutata principalmente in relazione alla sua natura autobiografica. L'architetto milanese ha voluto consacrare questo monumento, di chiara matrice esoterica, come espressione del suo spirito e del suo lavoro. [4] Inoltre, La Scarzuola è inserita in un contesto storico e paesaggistico di straordinaria bellezza e profondo sentimento religioso legato alla memoria francescana. Pertanto, si tratta di una creazione autentica nata dall'unione dello spirito e del lavoro del sublime architetto.

Come nelle epoche storiche precedenti, anche in questa circostanza gli elementi dell'arte dell'edificare sono stati utilizzati per esprimere concetti di azioni spirituali, rituali e iniziatiche, come si può trovare testimonianza nella Libera Muratoria. Ciò conferma l'idea che l'architettura abbia sempre avuto una valenza esoterica intrinseca nella sua natura cosmologica e sapienziale, che si manifesta più o meno esplicitamente a seconda di come il progettista interpreta tale concetto. [5]

La città ideale, rappresentata dalla Scarzuola, è descritta come una metafora complessa della vita e del mondo. Può essere interpretata da diverse prospettive, sia materiali che spirituali. Gli occhi terreni possono vedere la città idealizzata come un insieme di moduli e simboli architettonici, mentre gli occhi dell'anima possono scrutare oltre la dimensione fisica e comprendere la sua profondità simbolica[6]. Inoltre, c'è anche la possibilità di interpretarla attraverso il "terzo occhio della consapevolezza illuminata", che è associato alla dottrina massonica e consente una comprensione ancora più profonda. La Scarzuola, nata senza un progetto esecutivo preciso, può essere considerata come un'opera teatrale all'aperto. È un luogo di riflessione e meditazione, carico di simboli e messaggi che toccano le emozioni più profonde dell'essere umano. Ognuno può intraprendere il proprio cammino di elevazione spirituale in questo luogo.

L'architetto, Buzzi, ha dato sfogo alla sua vena artistica attraverso uno stile unico che si manifesta negli edifici e negli ornamenti, come la Torre dell'orologio, la Torre della meditazione, la Grande madre e molti altri. Gli elementi decorativi, come le api sulla facciata del Teatro delle Arnie, la clessidra dorata accanto alla fontana del leone, il compasso alato e le banderuole a forma di stella sul tempio di Apollo, mostrano la fusione tra le qualità creative dell'architetto e quelle del designer.

L'uso diffuso del colore dorato nelle decorazioni potrebbe simboleggiare la luce interiore a cui ogni Libero Muratore dovrebbe aspirare. La componente sacrale del luogo, legata alla presenza mistica di San Francesco d'Assisi, si combina con un significato esoterico nella nuova cittadella. Il simbolismo contenuto in essa porta alla riflessione sul mistero della vita e dell'Universo, stimolando la ricerca della verità. Il concetto del sacro è presente anche nella massoneria, poiché non può ignorare la scintilla divina che anima l'essere umano e lo spinge verso dimensioni superiori alla materialità. L'intera realtà della Scarzuola, come immaginata da Buzzi, rappresenta un'operazione intellettuale efficace, priva di scopi utilitaristici. È un luogo in cui tutto è mentale, in cui l'artista è riuscito a combinare abilmente il messaggio cristiano, radicato nel territorio, con la tradizione iniziatica. La continuità ideale dell'intero complesso trova una sintesi logica nel "sacro delta" un simbolo solare che appare sulla facciata dell'antica chiesa e in molte altre parti architettoniche dell'opera del maestro milanese.

Se si vuole azzardare qualche parallelismo con la Ritualità massonica, la composizione teatrale della Scarzuola, nella sua complessa articolazione, può essere identificata, in qualche misura, nella rappresentazione didascalica del secondo viaggio simbolico che il candidato compie durante il passaggio al grado di “compagno” Libero muratore, quale aspetto esaltante dell'architettura e di coloro che hanno innalzato i grandi monumenti dell'antichità. (7) Ipotesi questa non del tutto fuori luogo se si considera che una grande parte dei monumenti citati nel Rituale sono poi gli stessi che il Buzzi ha reinventato per l'assemblaggio della sua fantastica Acropoli.(8)

Inoltre, nella parte anfiteatrale della Scarzuola, che costituisce il centro pulsante dell'intero complesso architettonico, si riconoscono alcuni elementi simili a quelli di un tempio massonico. Si menziona la presenza “dell' occhio divino [8] che simboleggia l'Oriente idealmente, e la presenza delle colonne del Sud e del Nord, con i rispettivi scranni a gradoni. La colonna del Sud è associata al "palco del sole", mentre la colonna del Nord al "palco della luna". Inoltre, viene descritto un labirinto in pietra con un omphalos (un elemento sacro al centro) che richiama simbolicamente il centro del tempio massonico.

Il percorso all'interno del labirinto, con i suoi simboli contrastanti di vita e morte, rappresenta un viaggio che conduce al centro, al luogo sacro che esprime la speranza di una rinascita a nuova vita. Questa eredità simbolica del labirinto è stata riscoperta nel panorama artistico del Novecento, in cui il mito del labirinto è diventato il simbolo delle profondità insondabili dell'inconscio e ha trovato interpretazioni nell'epoca moderna, inclusa l'opera del creatore della Scarzuola, Tomaso Buzzi. La Scarzuola stessa, con la sua complessità, viene descritta come un labirinto magico e surreale ricco di allegorie e simboli alchemici e massonici. Questi simboli rappresentano un percorso di purificazione dell'uomo e prefigurano una nuova dimensione esistenziale come superamento dello stato contingente.

Nello stesso contesto anfiteatrale, si fa riferimento ai simboli del sole e della luna, rappresentati rispettivamente sui palcoscenici in bianco e nero. Questi colori rappresentano la dualità presente nell'universo, con il bianco che rappresenta la totalità della gamma cromatica e il nero che rappresenta la sua completa mancanza. I simboli del sole e della luna, collocati ai due lati dell'asse del mondo, hanno rappresentato per l'uomo la duplicità della natura, con il sole che simboleggia la luce, il calore e la vita, e la luna che simboleggia la luce riflessa, il principio negativo e la morte rituale. In sintesi, il brano suggerisce che la composizione teatrale della Scarzuola possa essere vista come un possibile parallelismo con la ritualità massonica, presentando elementi simbolici che richiamano l'architettura, i monumenti antichi e i concetti di purificazione e rinascita.

L'emerito cattedratico ha creato nella sua cittadella un'opera architettonica che riflette una concatenazione di riferimenti simbolici e allusioni tratte dalla tradizione esoterica e non. La presenza di statue, mostri, bassorilievi e sculture surreali, insieme alla riproduzione di edifici archetipici dell'antichità classica e di epoche successive, fornisce una base per l'emozionante esperienza dei visitatori che si trovano immersi in un ambiente in cui si mescolano spazi aperti che fungono da palcoscenici per la riflessione e l'interrogazione su molteplici aspetti simbolici. Attraverso la sua cittadella, il Buzzi ha voluto creare una "mappa" artistico-iniziatica in cui la trasmutazione alchemica dell'individuo, ovvero il raggiungimento della Grande Opera ermetica, è alla base della rigenerazione del mondo secondo la visione e i sogni dell'artista. L'opera architettonica fa metaforicamente riferimento a un processo di ascesi spirituale o di elevazione dell'uomo verso l'illuminazione e la connessione con il macrocosmo universale. L'universo viene inteso come amore verso il prossimo, come libertà nella ricerca senza confini e come un'entità trascendentale a cui l'iniziato deve avvicinarsi per ritrovare la sua vera essenza.

La cittadella “ "ideale" è stata concepita per comunicare con veri iniziati e non con il pubblico generale, poiché la maggioranza delle persone manca della predisposizione interiore per comprendere la vita propria che i simboli rappresentano. [9] Ciò crea un'idea elitaria dell'opera d'arte, che va in contrasto con la concezione comune secondo cui l'arte è un mezzo di comunicazione, costruzione, istruzione e non dovrebbe essere un ambito intellettuale riservato a pochi. A causa del suo carattere elitario, il complesso architettonico della Scarzuola non fu accolto positivamente dall'establishment culturale e accademico dell'epoca, che tendeva a emarginare Tomaso Buzzi dal panorama artistico italiano, nonostante i suoi indiscutibili meriti. [10]

Tuttavia, è innegabile che Tomaso Buzzi sia stato in grado di combinare il messaggio francescano con la spiritualità delle istanze massoniche, rispettando la tradizione del luogo. La Scarzuola diventa così un luogo di fratellanza e riflessione per tutti coloro che hanno buona volontà, superando ogni distinzione tra la sacralità e l'esoterismo. L'unica forma d'arte che può essere considerata profana è quella che nasce da un'ispirazione puramente individuale, distante da ogni tradizione simbolica, iniziatica e religiosa.


Arch. A. Materassi













1]Biografia a cura di Paola Tognon - Tomaso Buzzi, nasce a Sondrio il 30 Settembre 1900 da ricca famiglia della Valtellina e muore a Rapallo nel 1981 – L'opera dell'architetto, artista e designer Tomaso Buzzi, rappresenta uno dei capitoli più interessanti ed ancora meno studiati della storia delle arti visive del XX secolo.

2] -Surreale Scarzuola, a cura di Cecilia Martino, 19.11.2004 -La scarzuola si configura come un assemblaggio di forme e architetture sviluppatesi per generazione spontanea, come una grande opera globale sempre aperta, mai finita, in cui elementi del passato si sovrappongono a quelli del presente e del futuro possibile, come stile dominante, il neo manierismo, evidente nell'uso-abuso di scale, sproporzioni volute, mostri, e nel suggerire percorsi labirintici, geometrici, persino astronomici.”

3] -La Scarzuola, ovvero, “opera classica, medievale, rinascimentale, manieristica, e anche, perché no, decadente” (a cura di Silvia Mantovani), cosi come riportato alla nota 7 della pag. 64 – “ Non è ancora stato studiato il presente rapporto tra la poetica della Scarzuola e la Massoneria, benché più volte e in più luoghi ricorrano i simboli che a questa, più o meno, esplicitamente, richiamano. Si tratta, è vero, spesso di elementi di una simbologia archetipica universale (il compasso e la squadra come misura del mondo, il cammino iniziatico come percorso verso l'illuminazione, il tempio come luogo del divino, l'architettura gotica come opera basata sulla simbologia alchemica, ma anche sul lavoro dei liberi muratori eccetera ..) ma sembra strano che la volontà progettuale del Buzzi li abbia riuniti qui per semplice coincidenza.”

4]-op.cit. alla nota (3), pag. 63 – “Qui si mescolano elementi sacri e profani, spiritualità e mistero, sapienza e follia, come strade parallele per raggiungere l'illuminazione del divino. Qui, per quasi venti anni, Buzzi scriveva la sua “autobiografia di pietra”, realizzando la sua personale utopia di “oasi di raccoglimento, di studio, di lavoro di musica, di silenzio, di grandezza e di Miseria, di vita sociale e di vita eremitica, di contemplazione e solitudine, regno della fantasia, delle Favole, dei Miti, Echi e Riflessi fuori del tempo e dello spazio, perché ciascuno ci può trovare echi di molto passato e note dell'avvenire”. (Vedi in proposito anche Enrico Fenzi, Tomaso Buzzi – Lettere Pensieri Appunti 1937-1979, Silvana Editoriale, Milano 2000, pag. 71)

5] -Esoterismo e fascismo: storia, interpretazioni, documenti di Gianfranco De Turris, Edizioni Mediterranee, anno 2006- Il caso di Giancarlo Maroni, l'architetto massone del Vittoriale - Esoterismo e Architettura moderna di Carlo Fabrizio Carli, pag. 318: “A dire il vero, c' è anche un'altra figura di architetto, più o meno coeva di Maroni, che dimostrò forte disposizione per l'esoterismo, e questa risponde al nome di Tomaso Buzzi.” ........ “Nell'immediato dopoguerra, ridotti gli impegni professionali, l'architetto acquistò in Umbria, in provincia di Terni, La Scarzuola, un antico convento francescano, che trasformò nella propria residenza, realizzando accanto quello che aveva costituito il sogno della sua vita. Ovvero un complesso architettonico fantastico e dalle forti valenze esoteriche, sospeso tra il parco e l'acropoli sapienziale, con tanto di ideazioni dalla titolazione eloquente: La Barca delle anime, la Balena di pietra, la Torre della Disperazione, la scala della Vita, il Tempio di Eros, il Pozzo della Meditazione, il Teatro delle Api, il Termitaio.”

6] -La Scarzuola, ovvero, “opera classica, medievale, rinascimentale, manieristica, e anche, perché no, decadente” (a cura di Silvia Mantovani), pag. 67. “ La scena architettonica, diventa metafora del teatro della vita, del mondo come teatro, che può essere semplicemente visto con occhi terreni, oppure guardato con gli occhi dell'anima, e infine capito, con il terzo occhio della consapevolezza illuminata .”

7] -Rituale e Istruzioni – Per il compagno libero muratore , Gran Loggia D'Italia, Obbedienza Piazza del Gesù, pagg. 29, 30 e 31 “ L'Architettura, la più nobile fra le arti manuali, è la scienza della quale i saggi dell'antichità si sono serviti per esprimere la bellezza. Questi saggi furono i nostri illustri predecessori che ci trasmisero il titolo di Massone del quale tanto ci onoriamo.” ........... - “Caino costrui una città chiamata Enoc; Noè fabbricò l'Arca nella quale si salvò durante il diluvio universale; Nemroth costrui la Torre di Babele e pose le prime fondamento di Babilonia; il Maestro Hiram fu costruttore del Tempio di Salomone; Piteo edificò nell'Asia Minore il tempio di Minerva a Priene: Dedalo costruì a Creta il famoso labirinto; Vitruvio fu il più famoso architetto dei Romani.” ........ “Così per citare i più conosciuti, lo stile egiziano ci fa ammirare le Piramidi, le colonne e le rovine del Tempio di Karnak; lo stile greco il Partenone in Atene; lo stile arabico l' Alambra a Granata; lo stile Romano l'Arco di Tito ed il Colosseo; lo stile bizantino Santa Sofia a Costantinopoli; lo stile ogivale Notre Dame di Parigi.” .......... “Queste città innalzarono templi agli Dei: il primo di tali templi fu dedicato ad Apollo, il secondo a Diana.

8] -op. cit. alla nota (3 ), pag. 70 - “ Su tutto domina il terzo occhio, il sesto chackra che è posto al centro della fronte ed è il luogo dell' intuizione e della conoscenza dell'intimità delle cose, e che Buzzi sosteneva fosse requisito proprio degli architetti.”

9] -Enrico Fenzi (a cura di) – Tomaso Buzzi. Lettere Pensieri Appunti 1937-1979, Silvana Editoriale, Milano 2000, pag.89 - Albuzziana deve rimanere “ misteriosa, perché incomprensibile ai più, senza il mio commento (...), deve essere letta, capita solo dagli << Unhuppy feww>>, cioè dagli spiriti rari, d'elezione, che mi sono congeniali, << i pochi infelici eletti>>.”

Il cammino che porta alla consapevolezza, infatti, è lungo e faticoso, non è per tutti, e non per tutti uguale e solo pochi iniziati possano tentare di conoscerlo. Così come riportato a pag. 68, dell'opera citata alla nota (3).

10] Antonio Tombolini – -(Tomaso Buzzi e la Scarzuola, storia di una censura in atto). “ Nel frattempo sgomento di fronte a quest'opera, l'establishment culturale e accademico immediatamente e come un sol uomo emargina Tomaso Buzzi e le sue stramberie. A costoro, che gli chiedono sapere di come un architetto serio ed importante come lui possa lasciarsi andare a certe cose, Buzzi risponde. Quando sono con voi sono vestito, e in cravatta; quando sono alla Scarzuola sono nudo, e questo non potete sopportarlo.”